Infinito Cielo
Una grande iniziativa dedicata all’incontro fra Arte ed Universo.
Osservare il cielo in una notte tersa e senza Luna, in estate come in inverno, lontano dalle luci delle città e dei paesi, nel silenzio della campagna o meglio ancora sui rilievi di colline e montagne, comunica allo spettatore uno stato d’animo particolare che lo mette a diretto contatto con l’infinito.
Qualunque sia la sua idea del mondo fisico e il suo credo religioso non potrà sottrarsi alla sensazione di calma e di profondità che questa visione gli può trasmettere, e che lo porta inevitabilmente a porsi delle domande e a cercare delle risposte davanti alla grande finestra che è rappresentata dall’altra metà del nostro orizzonte quotidiano.
All’occhio indagatore non sfuggiranno certamente le fulgide costellazioni dell’Orsa Maggiore e di Cassiopea in tutte le stagioni, oppure del Cigno e della Lira nella stagione estiva, oppure ancora di Orione e del Toro con le Iadi e le Pleiadi in Inverno.
Le stesse costellazioni con le quali hanno convissuto i nostri antichi antenati migliaia di anni fa, i quali si rendevano conto della ripetitività del movimento della volta celeste al trascorrere delle ore e delle stagioni, e la cui visione l’uomo contemporaneo rischia di perdere a causa del progredire dell’inquinamento luminoso … e alla presenza ossessionante dei mezzi di intrattenimento televisivi che finiscono con il sottrarre tempo prezioso alla ricerca della propria individualità.”
Così ha inizio una delle presentazioni del catalogo della manifestazione “INFINITO CIELO” da parte di uno degli autori (DC), un evento nato dalla collaborazione fra il Gruppo Astrofili di Piacenza, il Comune e gli Ospizi Civili di Piacenza con lo scopo di unire due discipline affascinanti quali l’Astronomia e l’Arte.
A dire il vero noi astrofili eravamo più interessati a sensibilizzare la nostra città di Piacenza, già di per sé ricca di riferimenti culturali ed artistici, alle curiosità e ai temi dell’Astronomia.
Per questo motivo si è pensato di allestire due proposte complementari che potessero risultare di richiamo sia per gli ambienti culturali e scolatici, come semplicemente per i più “curiosi”, ovvero:
– una serie di conferenze di elevato livello scientifico e didattico incentrate sull’Astronomia;
– una mostra di fotografie astronomiche realizzate dagli associati del G.A.P.
Ebbene, entrambe le proposte hanno riscosso un successo molto lusinghiero, tant’è che per la prima proposta è stato addirittura necessario mettere frettolosamente in programma la replica di una conferenza (quella del prof. Guido Cossard), dal momento che il primo appuntamento aveva registrato oltre un centinaio di persone escluse dall’audizione per mancanza di posti disponibili, mentre per la mostra di fotografia astronomica (e per quella artistica ispirata all’infinito cielo) è stato necessario prorogare il periodo di apertura di una ulteriore settimana per dar modo ad un pubblico ancora più vasto di presenziare.
Ecco come è andata nel dettaglio la serie di conferenze.
Il professor Franco Pacini ha tenuto il 17.12.97 la prima delle quattro conferenze programmate, dal titolo “L’ Universo violento”.
E’ stato un vero piacere avere per la prima volta a Piacenza il prof. Pacini il quale, con squisita cortesia , ci ha permesso di trascorrere un pomeriggio “indimenticabile” rimanendo per qualche ora a completa disposizione degli appartenenti al G.A.P. prima della conferenza, consentendoci così di avere notizie di prima mano per esempio riguardo alla realizzazione del Large Binocular Telescope, un particolare telescopio binoculare che si sta costruendo in Arizona e alla cui realizzazione sta operando anche il suo gruppo di Arcetri in collaborazione con alcune Università americane.
Il professore ha visitato la mostra di pittura e la mostra fotografica restando positivamente impressionato dall’idea di avere messo a confronto questi due diversi modi di approccio al cielo; si è complimentato per la realizzazione di numerose fotografie esposte, sia per la tecnica utilizzata che per il soggetto ripreso.
Prima dell’inizio della conferenza, nonostante la neve cadesse in modo incessante, non ha voluto rinunciare ad una breve visita di Piacenza ammirando in particolare il Duomo, e Piazza Cavalli con il suo palazzo Gotico.
Comunque il momento più importante è stato quello della conferenza tenutasi nell’affascinante auditorium della Chiesa di Santa Maria della Pace.
L’ argomento trattato è risultato veramente interessante : il professor Pacini ha mostrato in diapositiva diverse immagini realizzate con telescopi ottici e radio-telescopi, ed ha quindi posto l’accento su alcuni fenomeni in corso di studio proponendo quelle che attualmente sono le teorie più accreditate.
La nostra galassia è stata il primo argomento trattato, descrivendone la struttura a spirale e posizionando il nostro sistema planetario in uno dei suoi bracci; affrontando conseguentemente il tema della dinamica e quindi dell’evoluzione stellare, ha posto l’attenzione sul nostro Sole. “Il futuro di gigante rossa farà sì che la nostra stella arriverà a bruciare completamente i pianeti più interni del sistema solare, Terra compresa”.
L’attenzione si è quindi spostata sulla formazione e sulle manifestazioni evolutive delle stelle di neutroni: la morte catastrofica di una stella di massa elevata provoca una violenta esplosione che si manifesta ancora a distanza di migliaia di anni attraverso emissione di energia visibile (soprattutto come onde radio), mentre al posto della stella originale lascia un nocciolo altamente denso, la stella di neutroni appunto.
Stelle di neutroni rotanti note come pulsar spazzano il cielo con fasci intermittenti di energia; la precisa direzionalità del fascio emesso sembra essere causata da forti campi magnetici presenti sulla superficie della stella di neutroni.
Il prof. Pacini ha quindi analizzato un altro tipo di manifestazione energetica, nota come Gamma Ray burst, che ha in questi ultimi mesi occupato le prime pagine delle riviste scientifiche. Si tratta infatti di intensi quanto brevi fasci di energia riscontrabile come onde gamma che spazzano il nostro cielo senza far corrispondere una precisa sorgente energetica; nel tentativo di spiegare questi fenomeni ormai noti dagli anni ’50 e ancora senza una chiara spiegazione, almeno un centinaio di modelli teorici sono stati proposti. “Oggi la più accreditata teoria (supportata dai dati ottenuti grazie al satellite italiano SAX in orbita attorno al nostro pianeta) è quella secondo cui tali fasci energetici sembrano essere emessi a seguito di uno scontro fra due stelle di neutroni che viaggiano libere nell’Universo, ma in proposito il dibattito è ancora aperto”.
A conclusione della conferenza, il professore ha lasciato spazio per un piccolo dibattito e dal numero di domande che il pubblico ha posto si è riscontrato quanto la ricerca astronomica e i suoi eventi suscitino un interesse particolare anche fra i non addetti ai lavori.
Il dr. Cesare Guaita ha tenuto il 23.12.97 la seconda conferenza, dal titolo “Ultime dal sistema solare”. L’argomento trattato dal dr. Guaita ha riguardato inizialmente la configurazione del nostro sistema solare.
“Come oggi è ben noto” ci ha detto il ricercatore “il limite del sistema solare non è determinato dalle orbite di Nettuno e Plutone, ma risulta ben più ampio considerando a tutti gli effetti appartenenti ad esso anche le fasce di Kuiper e di Oort, ovvero quei grandi serbatoi di corpi ghiacciati dai quali di tanto in tanto ci giungono le comete”.
E sono proprio gli studi condotti sulla cometa “regina” degli ultimi decenni, la HALE-BOPP, ad essere stati illustrati nel dettaglio dal dr. Guaita.
Poi con l’ausilio di interessanti diapositive, alcune delle quali provenienti direttamente dal JPL di Pasadena, c’è stata la possibilità di vedere via via le immagini di Venere e quelle ancora più spettacolari ottenute dalla sonda spaziale GALILEO attualmente in orbita nel sistema di Giove, le quali ci hanno mostrato il satellite Io con le sue estese eruzioni vulcaniche riprese “in diretta”, e il satellite Europa completamente ricoperto da una crosta ghiacciata dello spessore medio di 20 Km.
“E’ proprio il satellite gioviano Europa ad essere un concreto candidato all’esistenza di forme di vita al di fuori della Terra” ha detto il dr. Guaita “ovvero nei fondali oceanici sottostanti la sua crosta ghiacciata,che potrebbero verosimilmente risultare riscaldati da enormi geiser caldi prodotti da un nucleo solido ancora in attività “. Infine le più recenti immagini forniteci dalla sonda MARS PATHFINDER atterrata su Marte hanno permesso al numeroso pubblico di meravigliarsi con i romantici tramonti “azzurri” ripresi su questo pianeta per certi versi molto simile alla nostra Terra, che nel passato potrebbe aver ospitato forme di vita primordiale.
Sabato 10 gennaio ’98 è stata la volta del prof. Guido Cossard, terzo conferenziere, con l’argomento “Piramidi egiziane ed altri monumenti orientati”.
Pur se il tema della conferenza risultava incentrato sulla costruzione delle piramidi egiziane nella piana di Giza al Cairo le quali, secondo una diffusa teoria, sono state costruite facendo riferimento alla costellazione di Orione e in particolare alle stelle della famosa “cintura di Orione” (ma al riguardo lo stesso prof. Cossard ha fatto presente la non assoluta certezza di questo assunto), è stata fatta inoltre una dotta esposizione sulle motivazioni per le quali anche numerosi altri popoli, già oltre cinquemila anni fa, avevano costruito i propri monumenti megalitici orientandoli secondo precisi allineamenti astronomici o riferimenti stellari.
“Certamente i nostri antichi predecessori” ci ha detto il prof. Cossard “hanno avuto maggiori opportunità di noi per vedere e assimilare la volta celeste, favoriti dal fatto di condurre maggiormente la vita all’aria aperta, e dall’assenza dell’inquinamento luminoso.
Inoltre avevano l’assoluta necessità di riferirsi al moto apparente della volta celeste per la programmazione delle semine nell’ottica di soddisfare il bisogno primario dell’alimentazione”.
Di particolare interesse sono risultate anche le numerose diapositive proiettate nell’occasione, molte delle quali sono state scattate dallo stesso prof. Cossard durante i suoi numerosi viaggi di studio.
Purtroppo la capienza dell’auditorium di Santa Maria della Pace in questa occasione si è rivelata inadeguata ad accogliere tutta la gente interessata alla conferenza, tant’è che almeno un centinaio di persone non hanno potuto presenziare a causa del tutto esaurito. Ciò ha reso necessaria la richiesta di un “bis” al prof. Cossard che molto gentilmente si è reso disponibile due settimane più tardi … ottenendo ancora il tutto esaurito!
Martedì 20 gennaio ’98 c’è stata infine la conferenza conclusiva del dr. Walter Ferreri, dal titolo “I grandi telescopi, dai giorni nostri all’immediato futuro”.
Si è voluto concludere il ciclo di argomenti di astronomia affrontando quel particolare settore dello studio del profondo cielo che è legato all’uso degli strumenti ottici necessari alle osservazioni degli oggetti celesti.
Il dr. Ferreri, con l’ausilio di interessanti diapositive, ha ben illustrato le varie parti ottiche preposte alla raccolta della luce e quelle dedicate alla focalizzazione dell’immagine: “I telescopi si suddividono principalmente in due macro categorie : i rifrattori e i riflettori. Per raccogliere la luce i primi utilizzano lenti opportunamente sagomate che focalizzano l’immagine per rifrazione, mentre i secondi impiegano specchi riflettenti argentati o alluminati. Esistono poi particolari categorie di telescopi che sono strutturati per l’utilizzo sia di lenti come di specchi (i catadiottrici)”.
“Gli elementi che caratterizzano un telescopio” ha continuato il dr. Ferreri “sono sostanzialmente due : da un lato la capacità di ingrandire gli oggetti, e dall’altro la capacità di produrre delle immagini nitide (risoluzione) che è diretta conseguenza del diametro dell’obbiettivo a parità di “seing”. L’ottimo da un telescopio lo si ottiene da un buon bilanciamento di queste due caratteristiche : è infatti inutile avere notevoli ingrandimenti se le immagini sono poco risolte o sfumate”.
Il dr. Ferreri ha poi ripercorso quella che si può considerare la storia dei telescopi proponendo suggestive fotografie dei primi grandi rifrattori inglesi, francesi e russi costruiti agli inizi di questo secolo; l’attenzione è quindi andata sui grandi telescopi che sono oggi in funzione come quello di Monte Palomar, di Monte Wilson e di Mauna Kea. Di particolare interesse sono risultati i telescopi attualmente in costruzione e che entreranno in funzione agli inizi del nuovo millennio: il Very Large Telescope ad esempio, che sarà costituito da una batteria di quattro telescopi ognuno dotato di uno specchio ad ottica adattiva del diametro di 8,2 m, che potranno lavorare contemporaneamente simulando un unico telescopio del diametro di 16 m.
L’attenzione è stata ben presto catturata dalle immagini del telescopio spaziale Hubble : “il grande vantaggio nell’uso dei telescopi spaziali” ci ha spiegato Ferreri “è la possibilità di raccogliere la luce che ci arriva da così lontano senza che questa sia deteriorata dalle turbolenze della nostra atmosfera; purtroppo gli alti costi e la difficile manutenzione di questo genere di telescopi consigliano ancora la costruzione di telescopi a Terra … per problemi di budget”.
Come appassionato di astrofotografia il dr. Ferreri ha concluso la serata proponendo una decina di fotografie veramente suggestive e spiegando alcune tecniche di realizzazione (per esempio come fotografare un’eclissi di Luna in sequenza con una semplice macchina fotografica, e altre d’interesse per gli astrofili).
“Quella stessa sensazione di ammirazione per l’ “infinito cielo” che chiunque può provare scrutando di notte il firmamento con l’ausilio di un binocolo o di un piccolo telescopio sprofondandosi nell’immensità dello spazio nel quale si muove la nostra piccola Terra, credo che in qualche maniera la possa provare anche l’artista-pittore quando si immerge nella sua tela vuota, e con la propria immaginazione, abilità e attenta osservazione del mondo circostante riesce a indagare la profondità della propria anima e a renderla visibile a tutti con la esecuzione della sua opera d’arte.”
Quest’altro passo ripreso dal catalogo di INFINITO CIELO ci indica un po’ la ragione della scelta di collegare questo evento di cultura astronomica ad una mostra di pittura contemporanea, pure allestita negli stessi locali di Santa Maria della Pace, nella quale sono state messe in mostra parecchie opere d’arte ispirate in qualche modo al cielo diurno e notturno. Ne è scaturita una esposizione interessante nella quale hanno fatto spicco le realizzazioni “Fetonte” di Salvator Dalì, “La Via Lattea” di Andrè Masson e “La notte di S. Lorenzo” di Carlo Bertè.
Per quanto riguarda la mostra di fotografia astronomica tenuta dal GRUPPO ASTROFILI DI PIACENZA dobbiamo ringraziare le persone che hanno fornito le proprie realizzazioni, tutte di ottimo livello tecnico e con alcune di esse ottenute da telescopi autocostruiti. La presenza costante dei soci del GAP durante i week-end e durante le festività natalizie hanno assicurato inoltre ai numerosi visitatori (qualche migliaio) una valida guida di supporto …. in “viva voce”.
A consuntivo c’è quindi da esternare la più totale soddisfazione per questa “impresa” che ha visto costantemente impegnato il GRUPPO ASTROFILI DI PIACENZA per oltre 4 mesi nella preparazione, nell’allestimento e nella realizzazione della manifestazione, con risultati e attestazioni che hanno ripagato abbondantemente l’impegno profuso e hanno consolidato ancor più lo spirito di amicizia e di collaborazione fra i membri del gruppo.